Tempeste e Aurore

Per i popoli del Nord l’aurora boreale, la danza degli dei, è sempre stata accompagnata da antiche leggende e presagi, ma vi siete mai chiesti quando iniziarono gli studi scientifici del più affascinante fenomeno che la natura ci regala?

Accadde nell’800 con Carrington,  uno studioso dei fenomeni solari che  la mattina del 1° settembre 1859 studiando il sole qualcosa attirò la sua attenzione “il disco solare esplose in un bagliore luminoso mentre una quantità incalcolabile dell’energia immagazzinata nelle corde contorte del campo magnetico del Sole veniva rilasciata, spingendo miliardi di tonnellate di materiale stellare verso una collisione con la Terra” Carrington aveva osservato con telescopi primordiali rispetto ad oggi un brillamento solare. “due brillanti sferette di luce bianca accecante apparvero sopra le macchie solari, s’intensificarono rapidamente e diventarono a forma di rene..."

La tempesta geomagnetica che diverse ore dopo colpì la terra fu qualcosa di unico tanto prenderne il suo nome “L’evento di Carrington”. In realtà la tempesta era iniziata qualche giorno prima, poiché la stampa dell’epoca scrisse di luci fatasmagoriche che invadevano i cieli del Maine fino alla Florida.  Anche a Cuba videro le Aurore così come i diari di bordo delle navi che si trovavano nei pressi dell’equatore riportano di luci cremisi e verde che danzavano nella volta celeste.
E sul Giornale di Roma il 29 agosto 1859  "La Civiltà Cattolica" scrisse:  "Alle ore 3 si è ravvivata di nuovo la luce, e il cielo é apparso in molti luoghi distinto de'soliti raggi luminosi, che in alto superavano in vivacità di splendore la via Lattea, ed erano molto più lucidi in basso. La più bella comparsa di questi è stata alle 3 e 40, quando diverse colonne luminose verticali si sono formate nelle vicinanze del meridiano magnetico.  Queste colonne o raggi erano di luce gialletta, rinnovavansi successivamente in vari siti e spiccavano a meraviglia sul fondo rosso del cielo."

In tutto il mondo, gli strumenti scientifici dell’epoca che registravano il magnetismo impazzirono e  anomale correnti elettriche disturbarono le linee telegrafiche. (viene riportato che a Baltimora gli operatori del telegrafo impiegarono 14 ore, dalle 22.00 alle 10.00 del giorno dopo, per trasmettere un notiziario di 400 parole)
La stampa cercò qualche scienziato in grado di spiegare quello che stava accadendo, ma all’epoca
le conoscenze dei fenomeni aurorali erano scarse. Si ipotizzava che fossero dovuti ameteoriti, alla luce riflessa da iceberg delle regioni polari o a lampi in alta quota. Fu proprio con la «Grande Aurora» del 1859 che iniziarono studi approfonditi sul fenomeno tempeste solari e aurore boreali.
 Lo «Scientific American» del 15 ottobre del 1859 annotò che «ormai è pienamente dimostrata una connessione tra le luci del nord e le forze dell’elettricità e del magnetismo».
Da allora la ricerca ha appurato la correlazioni tra  i fenomeni aurorali e gli eventi solari: più l’evento è grande, maggiore il flusso di radiazioni che entrando in contatto con il campo magnetico della Terra, dando origine a particelle elettriche che a contatto con l’atmosfera emettono quel "bagliore danzante”
 
Si osservano solamente a nord (o a sud) perché nelle regioni più vicine ai poli c'è meno protezione magnetica e quindi, quando non si verificano eventi di eccezionale intensità come l'Evento di Carrington, è impossibile che appaiano a latitudini inferiori. Infatti in lingua inglese l'aurora boreale è chiamata "northern lights", cioè luci del nord.

Tempeste solari come quella del 1859 fortunatamente si  verificano in media una volta ogni 500 anni; ma fenomeni con intensità pari alla metà di quella dell’evento del 1859 si verificano ogni 50 anni circa. L’ultimo, avvenuto il 13 novembre 1960, provocò perturbazioni geomagnetiche e interruzioni delle comunicazioni radio in tutto il mondo.
Quello che sappiamo oggi è che:
- Gli effetti elettromagnetici di una tempesta solare sono visibili sulla Terra circa 8 minuti dopo, mentre il plasma impiega diversi giorni per attraversare i 150 milioni di km di spazio che separano il Sole e la Terra.
- Il ciclo solare dura in media 11 anni e oggi siamo alla fine di un ciclo!

Questo può significare che nei prossimi anni le aurore boreali potrebbero diminuire di frequenza, ma non si possono escludere esplosioni di intensità improvvise con bande luminose che potrebbero determinare un’ampia gamma di forme e colori. Ricordiamo infatti che le aurore boreali "ordinarie" sono verdi, ma quelle straordinarie arrivano a gradazioni dal blu al rosso porpora.
 
Per far chiarezza sul fenomeno, rispondiamo alle domande più frequenti:
Quanto dura un'Aurora Boreale?
La durata è variabile, può esser da 5 a 10minuti e poi sparire per il resto della notte o può durare diverse ore. Occore quindi esser pazienti e ben coperti per passare diverse ore della notte all’aperto a meno che non si scelgano soluzioni di igloo hotel con tetto di vetro e altre sistemazioni innovative ben riscaldate

E' possibile prevedere l'attivitá solare con mesi di anticipo?
NO. Premesso che il sole ha cicli di 11 anni come già specificato, e che questo inverno potrebbe esser l’ultimo di un ciclo, non è possibile prevedere con molto anticipo le aurore. L’affidabilità stessa dei numerosi sistemi previsionali e delle numerose app ios e android in circolazione diminuisce con l’aumentare dei giorni. Con 36-48h di anticipo si può avere una maggiore efficacia predittiva.
Ovviamente non vanno dimenticate le condizioni meteo: Se ci sono nuvole, piove o nevica, le aurore non si vedono come si vorrebbe!

La luce lunare intereferisce sulla visione?
Più che la luce lunare sono le luci delle città che potrebbero alterarne la visioni. E’ indubbio che tra tutte le variabili elencate sopra potremmo affermare che la visione migliore si ha con l'assenza di Luna, ma non è la luna ad impedire ad i nostri occhi di vedere il miglior spettacolo della natura.

Periodo migliore?
Sicuramente Da ottobre quando le notti iniziano ad esser più lunghe fino a marzo. C'è poi sempre qualche fortunato che ad agosto e settembre a Tromso è riuscito a vederle.

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